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I giovani e Napoli

Una riflessione su Napoli e i suoi giovani evidenzia nitidamente la disattenzione  che la società degli adulti, in tutte le sue espressioni istituzionali, formali ed informali mostra verso i giovani.

Da tempo e segnatamente negli ultimi anni, a Napoli come del resto in altre città e  metropoli italiane ed europee, anche se con intensità e connotazioni diversificate, la qualità dell’esistenza dei giovani appare molto peggiorata e duramente messa alla prova.

La dimostrazione più viva, ma non esclusiva, è la serie impressionante di episodi di violenza e intolleranza (liti, lotte tra bande, teppismo, regolamenti di conti, bullismo, ecc) , spesso spettacolarizzate su internet,  sintomo ineludibile di in vuoto esistenziale interiore, da colmare col sigillo della notorietà,  che ti rende immediatamente protagonista in un mondo opulento quanto anonimo in cui i giovani sono indifferentemente immersi, protagonisti e vittime.

Questi fenomeni segnalano con evidenza che infrazione delle regole, violenza e giustizia fai da te costituiscono, attualmente,  per le giovani e giovanissime generazioni la modalità primaria e preferita di  interrelazione sociale coi propri pari e con gli adulti, e ciò anche al di là dei pur frequentissimi e deleteri episodi  di microdelinquenza, finalizzati allo scippo o alla rapina.

Tale situazione dimostra uno stato di disagio  giovanile molto diffuso e contagioso, di cui però, diversamente da quanto avviene in ambito sanitario per le malattie infettive, non si individuano, da parte degli adulti,  significative analisi e meno che mai opportune contromisure che possano realmente contenerne la diffusione e individuarne i rimedi.

La sensazione, tangibile e palpabile, è che i giovani siano estraniati e senza punti di riferimento nella propria città, nella quale brancolano con l’istintivo  desiderio di ‘marcare’ il territorio, difendendolo o ‘predandolo’ ad altri, per cercare di ‘costruire’ una identità forte, armati anche e sempre più spesso di coltelli, ma soprattutto culturalmente disarmati da modelli devastanti, provenienti dalla società in cui vivono, nella quale consumismo e bombardamento mediatico configurano scenari belli e impossibili,    dimensioni virtuali totalizzanti,  che istigano a rendere tutto indispensabile e urgente, al di là delle necessità e possibilità di ciascuno.

La estraneazione spazio-temporale –  che la realtà ‘virtuale’ gli crea –  falsamente appagante, innesca  comunque desideri di affermazione e di appropriazione dopati  negli orizzonti degli adolescenti.

Questi modelli  appaiono loro  affascinanti, persuasivi e vincenti,  perché si innestano su vuoti valoriali attualmente presenti nella loro esistenza,  cui  le agenzie formative  (famiglia, scuola, istituzioni educative, associazioni, ecc) non arrivano perchè a stento percepiti e inadeguatamente affrontati.

L’emergenza della condizione  giovanile descritta non appare solo grave in sé e per la sua diffusione, ma anche perché  è risultano del tutto assenti  efficaci strategie formative ed educative  finalizzate  alla crescita nei giovani di una identità positiva,  ispirata sul rispetto della dignità della persona ed ai valori  della cittadinanza partecipata e consapevole.

In questo  vuoto identitario ed esistenziale – privo di passato e di futuro –  che noi adulti abbiamo costruito e in cui li abbiamo “allevati”, agli occhi dei giovani la città si mostra prevalentemente  con gli stereotipi invasivi e massificati della società opulenta e consumistica, dove si può e “si deve” emergere  solo attraverso la prepotenza e l’ostentazione di modelli negativi di affermazione del sé, secondo logiche di autosopravvivenza, spesso irrefrenabili e primitive.

Ma a Napoli l’infrazione delle regole tra i giovani, anagraficamente già propensi all’estremo, alla provocazione, trova però un ulteriore e allarmante  terreno di coltura  nella fascinazione che suscitano in loro i modelli di rispetto e di riscatto propri  della  sottocultura malavitosa, assorbiti acriticamente e oramai quasi senza freni inibitori, che fioriscono, oramai indifferenti persino alle faide malavitose,  che ricorrentemente si manifestano in città .

Così succede che in uno scenario urbano confuso e ambivalente -in cui coesistono  la ricca società opulenta e sacche di sopravvivenza che si organizzano  nella semiclandestinità – che offre poche prospettive di vita e di lavoro legalmente perseguibili, tra i giovanissimi attecchiscano e si consolidino scetticismo antistituzionale e volontà di rivalsa,  necessità di costruire una propria identità forte e derive comportamentali, ai margini della convivenza civile.

Tutto questo avviene in una città sregolata che, assopita e complice,  sembra quasi autorizzare questo trend, perché a Napoli spesso si fatica persino a capire chi e come dovrebbe far rispettare la legge ai tanti che non la rispettano: il risultato è l’omologazione al peggio, l’assuefazione di tutti noi, sempre più cattivi maestri dei nostri giovani, i quali semplicemente si adeguano alla società che gli abbiamo preparato attorno a loro.

Le condizioni dei giovani a Napoli appaiono, proprio per quanto sopra descritto, la vera emergenza assoluta, la principale tra le pur molte esistenti.

La specificità della condizione in cui i giovani napoletani crescono, che qui anche se sinteticamente si è cercato di descrivere, non  sembra però ricevere serie attenzioni da parte della società degli adulti, in tutte le sue sedi e configurazioni (nazionali e locali, pubbliche  e private, laiche e religiose ecc).

Si deve constatare, con grande amarezza, che non esistono prassi e progettualità efficaci che costruiscano, a partire dalla comprensione di queste condizioni di criticità,  modelli formativi e di orientamento per i giovani, che partendo dalle loro esigenze e dalla loro vita, possano interessarli e coinvolgerli emotivamente,  farli sentire impegnati  ‘in prima persona’ e quindi importanti, rafforzando in loro la necessità di crescere e formarsi in dialettica positiva e costruttiva con gli altri, in percorsi INCLUSIVI di educazione alla cittadinanza, legati alla storia della città e del mondo in cui vivono.

Pressoché deboli e  inesistenti sono inoltre le strategie educative che propongano percorsi di formazione degli adolescenti che, facendo leva sulla storia e la memoria di una città dalla cultura  millenaria come Napoli, possano consolidare in loro un’identità positiva di cittadinanza.

Se questo è il contesto di degrado civile e sociale in cui i giovani della nostra città vivono, si ritiene che le prospettive siano disarmanti e già delineate: tutto converge verso una sostanziale e fatalistica rassegnazione al degrado, che scientemente (gli adulti) e incoscientemente (i giovanissimi) coinvolge e attanaglia grossa parte della popolazione.

Che fare? Una reale inversione di tendenza dovrebbe presupporre una sincera presa di coscienza, autocritica, da parte degli adulti, delle istituzioni politiche e di chi tra questi ha compiti educativi su come si sia arrivati a tanto abbandono, sulla indifferenza verso settori così strategici per una comunità civile,  e sui rimedi da porre in essere: non c’è più molto tempo,  perché la situazione appare sempre più in via di peggioramento.

Servirebbe un vero e proprio NEW DEAL per i GIOVANI che, coniugando rispetto delle regole e senso della cittadinanza, individuasse strategie di formazione eticamente indirizzate, sull’asse formazione-legalità-sviluppo .

Un nuovo ambiente in cui fare crescere i giovani, un humus a loro destinato,  sul quale far convergere, eliminando diffidenze  e  corporativismi di parte, istituzioni, agenzie formative, partiti politici, associazioni laiche e religiose, ecc, per strutturare, in modo innovativo e creativo, ma COORDINATO, progettualità per la formazione e l’autoformazione dei giovani, che finalmente colmino il grave distacco esistente tra le loro esigenze di vivere in un ambiente civilmente sano e l’imbarbarimento della città, cui assistono, ma allo stesso tempo sempre più contribuiscono ad accrescere .

Percorsi di partecipazione attiva e consapevole che dall’appartenenza ad una città culturalmente ricca come Napoli possano far emergere in loro una identità forte e positiva, che vada a valorizzare la città futura e talenti, competenze e creatività esistenti ma atomizzati,  nascosti e ottenebrati nell’amalgama caotico ed entropico che caratterizza Napoli.

Si potrebbero così prospettare ai giovani (pur nelle diverse fasce di età) progettualità appartenenti a diversi ambiti: formazione, educazione alla cittadinanza attiva, valorizzazione di vocazioni territoriali, artigianato, turismo culturale, piccola imprenditorialità,  emersione di attività ‘al nero’,   con l’obiettivo di determinare finalmente quel circuito virtuoso che, coniugando  legalità e sviluppo sugli stessi binari di crescita, diano una prospettiva di fiducia ai cittadini del futuro, perché rivolto alla costruzione di una città finalmente rigenerata dal loro centrale e creativo apporto.

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